Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Giovanni 15, 13-15 )
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di chi dà la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perchè il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perchè tutto ciò che ho udito dal Padre mio, l’ho fatto conoscere a voi.”
Rifletto…
Gesù vede i suoi discepoli non inferiori a lui, ma sul suo stesso piano, come degli amici. Sono amici a tal punto che Gesù non aveva più segreti per loro. Racconta loro tutto ciò che ha udito dal Padre! Ecco che ci insegna l’ideale perfetto della vita in comunità: giungere a una trasparenza totale, al punto da non avere più segreti tra di noi e poter aver fiducia pienamente l’uno nell’altro, poter parlare dell’esperienza che abbiamo di Dio e della vita e, così, poterci arricchire a vicenda ed essere sempre disposti ad aiutarci l’un l’altro.
Eh secondo te?
Hai una comunità o degli amici a cui puoi raccontare tutto?
Come ti senti quando mi racconto a qualcuno? E quando qualcuno si racconta a te?
Provo a visualizzare le scene che evocano questi righi. Come e quando ho sentito vicino questo passo. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.