Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Giovanni 19, 25-27)
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Rifletto…
Gesù sta per spirare e come ultimo gesto d’amore dona sua madre Maria a Giovanni e viceversa.
La perdita di un figlio e di un amico è un dolore difficile da assimilare e gestire, Gesù dona uno spiraglio di luce ai suoi due cari offrendogli uno dei sentimenti più forti: la speranza, che anche quando è debole è sempre l’ultima a morire.
Eh secondo te?
Ti è mai capitato, ad esempio, durante una missione di sq/un’impresa di non riuscire a vedere la soluzione o la fine di un problema? Qual è stata la luce che ti ha portato a risolvere la situazione ed affrontarla con entusiasmo?
Qual è per te la figura (persona, amico, canzone, luogo sicuro) in cui ti rifugi quando tutto sembra perso?
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.