Cari Rover, care Scolte, cari Capi, care Capo,
Buona domenica!
Abbiamo superato la metà durante il nostro cammino di Avvento con “Parole che parlano”.
La Luce è partita da Alessandria e sta raggiungendo tutti i territori della nostra regione: gioiamone!
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Una parola che emerge da questo brano è “VOCE”.
Giorgio, incaricato regionale al Settore Foulard Bianchi, ci aiuta a calare questa Parola nella nostra vita, perché ci parli.
In questa settimana fate risuonare questa Parola in voi, rileggete il Vangelo di oggi e soffermatevi sulla parola “VOCE“.
Provate a rispondere a queste domande:
- Riesci a essere “voce” dell’Amore di Dio?
- Quando non siete riusciti a essere voce?
Condividete con noi il vostro pensiero taggandoci nelle storie di instagram, cercateci e taggateci: @brancarspiemonte.
Questo cammino di Avvento si innesta nella proposta della Branca R/S nazionale #parlamidiLui: un cammino per i Noviziati, i Clan e i Fuochi per riscoprirLo attraverso le parole e la Parola.
Questa domenica ci parlano della “voce” Martina ed Emanuela.
Ero una bambina di pochi anni quando per la prima volta vidi in televisione un vecchio film in bianco e nero: “Anna dei miracoli”. È la storia di una ragazzina cieca e sordo-muta appartenente ad una famiglia benestante che aveva da sempre trascurato la sua esigenza vitale di poter comunicare. La sua condizione pareva rendere impossibile il contatto con la sua sfera intellettiva, perciò i genitori si erano arresi ad accettare di vederla crescere come una selvaggia, alla quale fornivano esclusivamente le cure più elementari. L’intervento di una straordinaria educatrice, dopo una lunga ed estenuante sfida, ha donato alla piccola la possibilità di utilizzare un canale di comunicazione che le ha finalmente permesso di “ascoltare” e “parlare”.
Ho deciso di accennare a questo ricordo perché mi sembra particolarmente illuminante per capire che la “voce” può assumere molteplici forme: può essere fatta di suoni ma anche di gesti, sguardi e silenzi. La bambina viveva in un caos di versi, grida e gesti inconsulti, il primo intervento dell’educatrice è stato quello di portarla in un luogo immerso nel silenzio.
Allo stesso modo tutti noi siamo immersi in una cultura che spinge alla superficialità e all’edonismo fine a se stesso, annebbiati da un “baccano” di suoni e da ritmi di vita che non danno tregua, rischiando così di smarrire la parte migliore della nostra umanità. Il “rumore” che ci circonda fa si che perdiamo la bellezza del silenzio, unica per via attraverso cui Dio può parlarci per ricordarci che il dono della VOCE che ci ha fatto deve essere usato per comprenderci e amarci a vicenda.
A me, come a tanti altri miei coetanei, è successo di sentirmi soffocata da situazioni particolarmente caotiche che mi hanno privata degli spazi di silenzio di cui eppure sentivo aver bisogno. Questa mia inquietudine ha costituito il varco attraverso cui Dio ha potuto bussare al mio cuore. Avevo circa sedici anni quando ebbi la possibilità di recarmi a Lourdes con il mio gruppo scout con l’impegno di prestar servizio agli anziani e alle persone inferme. Ho vissuto questi giorni con spirito di servizio ma con l’allegria e spensieratezza suscitata dalla compagnia degli amici.
Debbo riconoscere che non sono andata spinta da una vera esigenza spirituale, eppure ricordo con lucida emozione l’ultima sera trascorsa lì. Avevamo deciso di festeggiare in allegria l’ultima sera mangiando una pizza ma, inaspettatamente mi sono sentita spinta a lasciare la compagnia per recarmi da sola alla grotta, lì nel silenzio e nel raccoglimento ho sentito forte la vicinanza della Madonna con la quale dentro di me ho iniziato un profondo dialogo che ha segnato la mia vita. Ripensando a questo momento oggi posso dire che da allora, nonostante le mille contraddizioni della mia vita, ho sentito più netta la forza di far sentire la mia voce, anche quando significava espormi. Magari in difesa determinata di un’amica in difficoltà che tutti deridevano e isolavano; oppure difendendo le mie idee su argomenti controversi della vita attuale.
Spesso ricordo gli anni della mia prima infanzia quando trascorrevo molto tempo con mia nonna e mi torna alla mente quella capacità tutta sua di rievocare canzoni da ogni mia parola. La casa era quindi sempre piena dell’allegria portata dalla sua voce che sapeva calmarmi nei momenti di nervosismo e donarmi un sorriso nei momenti di tristezza. Un giorno un amico mi ha raccontato quanto riferito dai veggenti di Medjugorie che avevano avuto una visione del paradiso. Mi disse che si trattava di un luogo in cui le anime erano piene di gioia e ovunque si sentiva il suono dei loro canti. Immaginai la scena e candidamente risposi: “allora lì ci starebbe bene mia nonna, anche lei canta tutto il giorno “.
Martina, 18 anni
L’ho incontrato per la prima volta tanto tempo fa e quel giorno ha cambiato la mia vita.
Alle superiori sono stata costretta a rimanere a casa da scuola perché ero malata. Passavo molte giornate da sola ed ero triste perché mi sembrava di sprecare tempo e mi chiedevo che senso avesse la mia vita. Quel giorno guardavo fuori dalla finestra sconsolata e un raggio di sole è entrato nella mia stanza. Mi è venuta in mente mia nonna: lei credeva che i raggi di sole fossero raggi d’angelo, ogni volta che un raggio di sole sbucava dalle nuvole e mi sfiorava voleva dire che un angelo stava vegliando su di me. Da quel momento non mi sono più sentita sola e ho iniziato a incontrare Gesù nella mia vita.
Lo cerco in chi mi sta intorno, quando devo prendere scelte importanti nella mia vita, quando vivo delle contraddizioni nella mia quotidianità e ascolto la sua voce che “sussurra nel deserto”. Lo incontro ogni volta che ascolto qualcuno che parla di Lui e lo sento vicino ogni volta che parlo di Lui, ogni volta che canto insieme alla mia comunità. Non è una relazione semplice quella con Lui, nessuna relazione lo è. A volte si è d’accordo, altre volte no. Quando i miei genitori si sono separati ho sofferto molto, non riuscivo a capire perché stava succedendo e cosa avrei dovuto apprendere da questa situazione, cosa avrei dovuto fare.
Ho capito che Gesù capovolge sempre la prospettiva: la morte per lui è un nuovo inizio, gli ultimi sono i primi, gli errori sono un’occasione per ricominciare, l’altro è mio fratello, al nemico bisogna porgere l’altra guancia… Nel mio caso ho capito che dovevo amare i miei genitori ancora di più perché anche loro stavano soffrendo e si sentivano “sbagliati”, ho capito che il perdono e l’amore sono la forza più grande che ci sia per vivere una vita serena e felice. Ho fiducia in Lui perché mi sento amata, so che qualunque sfida affronterò lui sarà con me a indicarmi la strada. Ne parlo con te perché spero che anche tu possa sentirlo vicino e ascoltare che cosa la sua voce ti sta sussurrando per essere felice.
Emanuela, 28 anni
Scopri di più su #parlamidilui a questo link: parlamidilui.agesci.it/avvento-2020
Anche questo fa parte di “Sentinelle di Speranza”: vuoi saperne di più? Clicca sull’immagine qui sotto!
No Replies to "Parole che parlano - 13 dicembre 2020"
I commenti sono moderati.
La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
La moderazione non è immediata.